29.4.13

Il regalo di B.


B. ha sedici anni e fa la terza liceo.

B. arriva al nostro stand di mattina, è magra e tutta spigoli. Dietro le lenti degli occhiali ha due pozzi di anima profondi così. È simpatica, B., e chiacchiera, chiacchiera tanto. Lo dice lei, come per metterti sull'avviso. Così lo sai dall'inizio: non è che ti lamenti, dopo.
B. legge tanto, scrive, ama la musica. Parla di se stessa in un modo schietto e allo stesso tempo pudico, un modo che usano solo le ragazze di sedici anni.
B. compra il mio libro senza pensarci due volte. Lo guarda, lo prende in mano e lo paga. È un libro a fumetti di formato standard, lei mica lo sa che è la cosa più importante che ho fatto in trentadue anni, mica lo sa che è così pieno di sbagli e speranze da traboccare di indefinito.
Mica lo sa.
E come potrebbe?


B. non sa nulla di me.
Mi chiede se può sedersi a fianco, senza dare fastidio, e comincia a leggerlo.
La vedo stupirsi, arrabbiarsi. La vedo delusa, la vedo impaziente, la vedo scioccata. La vedo sorpresa e infastidita. La vedo meravigliata. La vedo sognante.
Ho il privilegio di osservare qualcuno che legge il mio libro live. Un reality book.
Lo finisce in mezz'ora, o poco di più. B. non lo sa mica che, dal momento della prima idea, per finirlo io ci ho messo quasi dieci anni.

Alza lo sguardo dalle pagine, mi guarda fisso da dietro gli occhiali e parla, con quell'accento musicale. Dice che è un libro bellissimo, ma che non doveva finire così, cavolo.
È arrabbiata, impaziente, in quel modo categorico e definitivo delle ragazze di sedici anni.
Mi parla dei personaggi, di come li vede e delle emozioni che le hanno suscitato, mi chiede come sono nati, perché sono fatti così, come mai si comportano cosà, perché la storia termina proprio in quel modo... lei vuole sapere cosa succede dopo, quelle cento pagine scarse sono poche (pochissime) per lei. 

L'emozione di B. è una scarica di mitra che perfora il cervello.

Pallettoni che mi hanno fatto chiaramente capire una cosa. B., è per te che ho scritto Radio Punx.
Per te, per M., per I., per F. e per tutti gli altri che, subito dopo aver letto l'ultima pagina, ci hanno fatto capire che Radio Punx era diventato anche cosa loro.

Mi hai fatto un regalo che nemmeno io capisco appieno.
In un mondo dove se vendi mille copie sei un successo, ne vedi tremila e sei un best seller corteggiato dagli editori, ne vendi ventimila e sei Zerocalcare, io sono andato a dormire felice per aver venduto quella copia.

Ciao.

1 commento:

Anonimo ha detto...
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