22.12.12

Dieci


Sardegna, 22 dicembre 2002
Sul palchetto montato al parco comunale, l'altro ieri c'era un gruppo di tipi strani.
Il bassista indossava un cappello da Babbo Natale con le lucine che si illuminano. Una roba così kitch che in confronto Sbirulino è Giorgio Armani. Il cantante teneva una busta di plastica in mano e credo abbia visto troppi sketch di Cochi e Renato, perché l'ha tenuta così, senza farci niente, per tutto il tempo.
A un certo punto il chitarrista si è messo a fare il balletto zoppo dei Blues Brothers e quella parte del pubblico che se lo ricordava (un'esigua e benedetta minoranza) si è messa a ridere.


Il batterista ha citato due o tre canzoni dei Litfiba prima maniera, e aveva i capelli pettinati sulle tempie come le prese d'aria della Ferrari.
Sembravano capitati sul palco per puro caso.

Hanno suonato un pezzo dei Sex Pistols e un tipo con la cresta, vicino a me, si è messo a fare headbanging. La prossima volta farà più attenzione al posto dove piazzarsi, però. Ha capito che se ti metti a dimenare la testa vicino a un muretto di granito, è un attimo che sbatti e ti fracassi uno zigomo.

È quasi Natale. Il gruppo ha santificato la festa a modo loro, trasformando in una tempesta di ruggiti elettrici una canzone sarda tradizionale, di quelle da notte della vigilia e gloriagloriacantaninkelu.
Suonano quasi solo pezzi loro, e lo fanno nel modo scemo degli incoscienti. Le loro canzoni camminano sempre sul confine tra satira sociale e farsa grossolana. Sul palco usano bambole, parrucche, flauti dolci, pifferi di canna. E poi non sanno suonare.
Ma zero, si vede che il loro show è un apostrofo rosa tra una bevuta di Ichnusa e una di Nastro.

Verso la fine del gig si calmano un po', smettono di fare battute su politici morti e sindaci vivi, e cominciano una canzone in levare.
Un'altra cover.
Questa.

In questo pezzo si trasformano. Sono concentrati, rabbiosi.
Quando entra la distorsione, verso la fine della canzone, un brivido mi motosega la schiena. Il cantante strilla con quella voce strozzata e un cazzo melodiosa che le persone cambiano il loro voto come cambiano i cappotti, e a me viene da piangere.
Dice che se Hitler tornasse oggi, lo accoglierebbero con una limousine.
È vero. La gente dimentica, la gente non vuole vedere.
La gente.
Siamo nel 2002 e la gente è cieca.

Quel cantante non urlava parole sue, però. Strillava il testo di una canzone scritta da Joe Strummer.
Ho saputo che oggi è morto, dopo aver portato a spasso il suo cagnetto.
Già gli voglio bene a quel cane, orfano di Joe.
Perché è come me e come quel cantante rauco che si emozionava, quando cantava quelle parole.


Nel giorno dei dieci anni dalla morte di Joe Strummer

8.11.12

Di questa città non esistono succursali


Sì, sìssì, che palle, ti ho capito.
Lucca per te è un posto magico.
“Magico”, poi.
Che aggettivo abusato.

Lo sai che abusare di un aggettivo significa stuprarlo, rovinarlo, farlo soffrire, renderlo meno prezioso?
Tu, poi, tu che lo accompagni a parole slavate, a concetti banali, riesci a inzaccherarlo con il fango della ripetizione.
Te lo dico? Te lo dico. Fai puzzare una parola così importante di umidità, di umidità putrida.

Magico. Lucca è un posto magico, dici.
Stai sbagliando alla grande, carino.
I posti sono neutri. Sono belli sono brutti, sono assolati o pieni di pioggia, caldi o umidi, o magari caldi E umidi.
Ma non hanno poteri particolari. Quelli, ce li hanno le persone.
No, non parlo di “quei” poteri, nerd di merda. Non parlo di Wolverine, Lanterna Verde o Mario Monti. Parlo di poteri molto meno evidenti, più discreti. Più normali, se capisci quel che intendo.

Non sono quelle pietre bianche, quelle strade umide ad agire sul tuo cervello, sui tuoi nervi, sul tuo stomaco. A farti restare a bocca aperta, a farti ridere, a farti piangere.
Le pietre erano pietre e sono pietre. E rimangono pietre.

Le persone cambiano, invece. Le parole cambiano.


Osservale, le parole. Concentrati, dai. Mettile in ordine di importanza. Come, non ci riesci?
È un handicap grave, lo sai? Gravissimo.
Massì, massì, continua ad abusare di aggettivi, spoglia le parole del loro significato, non dargli nessun ordine. Lasciale lì confuse e spaiate, male assortite.

Ingarbugliate, nebulose.
Come le tue emozioni.

Come, lascia fuori le emozioni? Guarda che è tutto collegato. Posti, parole, sapori, persone, colori e...
Massì, massì, mi arrendo. Sai che mi frega.
C'hai ragione, c'hai: Lucca è un posto magico.

Lascia, la birra te la pago io.

COONNA SONORA: Asaf Avidan - One day / Reckoning Song (Wankelmut Remix)

16.10.12

Ero scemo anche da piccolo

Okay, è arrivato il momento di uno di quei post che, nei blog degli altri, salto a pié pari.
Un tediosissimo momento nostalgia.
Oh, fate quel che volete, io vi ho avvisato.

Dunque. Ieri sera ho cenato con mio zio.
Uno zio importante per la mia formazione, perché è stato lui a regalarmi il primo albo di supereroi (che poi, in realtà, mai m'hanno preso) e sempre lui mi consegnò alcune preziosissime fotocopie riguardanti fabula, intreccio e amenità di questo tipo, che mi parevano nascondere il segreto della scrittura e che ancora conservo.

Ma torniamo alla cena di ieri (ciao zio!).
Mentre si massaggiava la gamba malandata (forza zio!) mi ha raccontato che, nel rimettere a posto vecchi scartafacci, ha ritrovato un vecchio albetto scritto, disegnato e pinzato da me. Conteneva un fumetto di (parole sue) "indiani e cowboy", e questo mi ha fatto sorridere, dato che il western è il mio genere preferito da sempre (sarei dovuto nascere negli anni '50) ma non scrivo nulla di western da almeno 15 anni.

A sentire lui quell'albetto risale alla mia seconda elementare. Può essere, dato che ho iniziato a sporcare fogli da molto prima.


Questo qua sopra, che sono andato a scovare un quarto d'ora fa in soffitta, è del 1990. Ma, leggendo sulla cover, ho dedotto che il personaggio era nato almeno un anno prima.

Ed è perlomeno il secondo personaggio da me creato di cui ho memoria. Come potete vedere, facevo tutto io, dai testi alla supervisione. Non mi facevo la carta in casa perché non avevamo betulle sul balcone.
In pratica, nel 1990 ero già un seguace attivo del DO IT YOURSELF..
Disegnavo senza sceneggiatura, una pagina via l'altra, poi pinzavo assieme i fogli, schiaffavo sopra una copertina colorata con i pastelli a cera e ammiravo soddisfatto quel patchwork, un po' Sergio Bonelli un po' Muciaccia di Art Attack.

Torniamo a ieri (e due).
Mentre mio zio parlava, io mi facevo delle domande. Domande importanti, eh, mica cotiche. Quindi state attenti che ora vi dico quali sono.

Eccole. Anzi, eccola... era solo una.
Cosa spinge un bambino più o meno sano di mente, con un QI (spero) normale, una famiglia esemplare e un fratello minore da schiavizzare, a usare taaaaaante delle sue ore per inventare delle storie su carta?
Sì, vi sento, fottuti cinici, non urlate. "I problemi di socializzazione" è certamente un'ottima prima risposta. Ma non è del tutto vera: la mia spiccata sensibilità e il mio gretto mat ehm, e la mia atavica timidezza non mi hanno mai impedito di avere una vita sociale perlomeno passabile.
Mai sfavillante, manco per niente rutilante, ma passabile... dài, sì.

E questo è un bene, perché se non avessi vissuto non saprei proprio di cosa scrivere.

Ma dicevo.C'è una seconda risposta, e credo sia meno cinica, più idealistica, una di quelle risposte che Cruciani alla Zanzara ridicolizzerebbe in nove secondi netti.
Per dire, più veloce di Bolt.
È una spiegazione che parte da quel granellino di antimateria che religioni e filosofie studiano da secoli senza averci mai capito un cazzo: l'anima, quell'invisibile scalareale sulla quale bluffano i preti di mezzo mondo.

A parer mio l'anima parte con una dotazione di base immutabile, e questa contempla il tipo di alimentazione.
Se la tua anima per esistere ha il bisogno di dire balle, ti si prospetta una brillante carriera come CEO della Fiat.
Se ha la necessità di raccontare storie, scordati di avere una pensione.

Passerai ore chino seduto a un tavolo, mentre i tuoi amici imparano a suonare male il giro di Satisfaction e slinguano biondine ai falò di ferragosto. Passerai ore chino seduto a un tavolo mentre i tuoi nemici vanno a interminabili feste, dotate delle peggio bevande del mondo, per una volta aggratise. Passerai ore chino seduto a un tavolo mentre i governi passano, i figli crescono e le mamme imbiancano.

E la cosa incredibile è che continuerai a farlo.
Per giorni, mesi... per anni. Divorato dall'urgenza della pagina dopo, dalla frenesia del dialogo ritmato, dall'orgasmo della parola perfetta...
A sette anni come a quattordici. A dieci come a trenta.

C'è del romanticismo in tutto questo, e questo mitiga la sensazione di sentirsi -semplicemente- un disadattato.

Ma perché questo pippone che mezzo bastava?
Semplice.
Perché dopo anni di pagine scritte e disegnate, mesi di continue modifiche e correzioni, notti zeppe di salva con nome,  Radio Punx è in stampa e non vedo l'ora di avere tra le mani una delle quattrocento copie numerate.
Anche perché, come quand'ero piccolo, abbiamo fatto tutto da soli, io e Jean Claudio, Puri autoproduttori.
Dai testi, ai disegni, alla supervisione. Alcuni amici ci hanno aiutato, è vero, e questo rende tutto ancora più bello, più soddisfacente, più magico.
Mi metterei a piangere per la gioia. Ma poi mi toccherebbe vedermela coi cinici.
Se volete vedermi  commosso, passate alla SelfArea, a Lucca Comics & Game, stand 26.
Portate un fazzoletto.

19.5.12

101 metodi per sconfiggere il telemarketing #8

Ogni tanto l'importante non è riflettere sulle cose, ma lasciarsi guidare dall'improvvisazione.
Come un jazzista. Ma un jazzista minimale, che conosce l'efficacia di una melodia scarna.
Ciò che segue è successo cinque minuti fa.


ciu gust is megl che uàn
#8 IL METODO CARTE D'OR

Ore 10.01. Ti sei appena svegliato dalla benedetta dormita del sabato mattina libero.
TRRRR TRRRR
- Pronto?
- Buongiorno signor Sammontana, sono Marisa della Telefraulein, la stiamo chiamando perché abbiamo impiantato delle nuove centraline Telefraulein nella sua zona. Naturalmente questo ci permette di proporle delle offerte vantaggiose. Lei utilizza abitualmente la rete internet?
- Mi piace il gelato.
- Come, scusi?
- Mi piace il gelato.
- Non si sente bene, ho capito 'mi piace il gelato'.
- Sì, sì. Mi piace il gelato.
- (Soffocando un risolino) Sono contenta, anche a me piace il gelato.
- Piace a tutti. Mi piace il gelato.
- (ridendo apertamente) Proprio vero.
- Arrivederci.
- (Sghignazzando della grossa) Ar... arr... arrivederci
- TUUU TUUU TUUU

19.4.12

STORIA DI MARTINO E DEL SUO CALAMARO.

Venerdì 13 aprile, alla Feltrinelli della Stazione Centrale, a Milano, è stato presentato il progetto Tessitori di Sogni (maggiori info QUI), un'importante rete di ricerca editoriale che si occupa di creare, scovare, tessere storie per ragazzi. 
Il sottoscritto ha avuto l'onore di essere uno dei primi Tessitori scovati dall'agenzia Atlantyca Dreamfarm grazie al Workshow di Lucca di tre anni fa, e ha avuto l'onore (bis) di essere presente in un libretto contenente 10 brevissimi racconti (di Mario Pasqualotto, Elena Peduzzi, Davide Morosinotto, Alessandro Gatti, Annamaria Piccione, Carolina Capria & Mariella Martucci, Luca Blengino, Giuseppe Festa e Pierdomenico Baccalario) e regalato ai convenuti, per festeggiare assieme la Giornata Mondiale del Libro (che si terrà il 23 aprile).

Il librino, lo vedete qua sopra, si chiama Dieci Piccole Trame.

Questo qua sotto,invece, è il mio raccontino. Si chiama

STORIA DI MARTINO E DEL SUO CALAMARO.


Martino viveva nella città del mare pulito e voleva un calamaro.

Da quando suo nonno gli aveva regalato Ventimila leghe sotto i mari, avere un calamaro era diventato il suo sogno più grande. Era fermamente convinto che avrebbe potuto difenderlo dai cattivi e dalle maestre di aritmetica, a furia di tentacolate e spruzzi di inchiostro.
— Ma un calamaro non è un gatto o un cane, non si può addomesticare — disse nonno Giustino.
— E perché no? — ribatté Martino.
Il nonno non seppe formulare una risposta convincente, e andò in cucina a farsi una frittata di cipolle.

Il giorno del quattordicesimo compleanno di Martino, il nonno arrivò a casa con una cassetta di polistirolo, il materiale candido intriso di inchiostro nero. Dentro c'era Vonnegut.
— E chi è Vonnegut? — chiese Martino.
— Come chi è? È il tuo nuovo amico. — rispose il nonno.
Martino guardò nella scatola. In un angolo, pulsante come un cuore bianco, lucido e viscido e sporco, un calamaretto lo guardava con quegli occhi, così duri da masticare, spalancati e circospetti. Martino prese quella massa gelatinosa e la accarezzò dolcemente. Vonnegut gli attorcigliò un tentacolo al dito, e Martino sorrise.
— Piacere di conoscerti, Vonnegut — disse, mentre il nonno allestiva un piccolo acquario destinato a diventare la casetta del mollusco.
Vonnegut crebbe forte e coraggioso, reduce dalla guerra del fritto misto, nemico giurato di pastella e piselli in umido. Ogni giorno Martino lo portava in spiaggia per la passeggiatina.
— Guarda quello là, al guinzaglio c'ha una seppia! — dicevano gli altri ragazzi, malvagi adolescenti.
— È un calamaro, ignoranti — rispondeva Martino, prima di venir pestato dai suddetti teppistazzi in miniatura.
Un giorno sì e l'altro pure, vestito di lividi ed ecchimosi, il giovane Martino somigliava sempre più al suo amico Vonnegut, raro caso del padrone che prende le fattezze dell'animale. Vonnegut, dal canto suo, cercava di difenderlo, inchiostrando a destra e a manca, ma al massimo riusciva a rovinare un po' di jeans e qualche sneaker. Ben presto fu chiaro a tutti che non sarebbe cresciuto tanto da ghermire il Nautilus.

Martino continuò a essere preso in giro. A scuola, all'oratorio, a judo e in piscina, tutti sapevano che il suo migliore amico era un calamaro. E risatine, e derisioni, e sfottò a profusione.
Ma a lui non importava. Sorrideva, e passava oltre a schiena dritta. Aveva realizzato il suo sogno, e tanto gli bastava. Voleva bene a Vonnegut, e Vonnegut voleva bene a lui anche se, poveretto, si sentiva terribilmente in colpa. Passava intere notti insonni, nell'acquario, ad angosciarsi per l'amico, a studiare nuovi metodi per poterlo difendere, pianificare innovative strategie anti-bullo.
Ma senza risultato. Sapeva bene che la sua stessa presenza era benzina per le beffe dei prepotenti.

Un giorno, durante la passeggiatina, Vonnegut prese la sua decisione. L'unica che poteva salvare Martino da una vita di dileggio.
Salutò il suo migliore amico, si sfilò dal guinzaglio e si fiondò, veloce e sussultante, verso il mare pulito. Martino lo rincorse, per riprenderlo si tuffò tra i flutti, vestito di tutto punto, ma Vonnegut sparì all'orizzonte con due colpi di tentacolo, gli occhi duri da masticare pieni di lacrime.
Martino non lo vide più e per mesi pianse e si disperò per la perdita del suo migliore amico.
Poi, un giorno, il nonno gli regalò Jurassic Park.

10.4.12

LA PAROLA DELLA SETTIMANA #6 OROLOGERIA

La parola della settimana (passata) è
(A) OROLOGERIA
Nella settimana in cui i leghisti hanno scoperto che i nodi scorsoi andrebbero agitati anche per qualche loro dirigente, più di uno tra i politici ha commentato l'ondata di indagini sulle beghe economiche della Lega come becera espressione di "Giustizia a Orologeria".

Per chi non è avvezzo alla lettura politica delle indagini dei magistrati, dicasi "Giustizia a orologeria" qualsivoglia indagine che vada a tangere (ah, sia benedetto l'utilizzo dei verbi giusti!) gli interessi dei partiti politici in un periodo più o meno vicino alla campagna elettorale per elezioni politiche, amministrative, referendum, ballottaggi, primarie, elezione di rappresentanti di condominio o capoclasse.

Sventola ora, Luca!

Prendiamo per buono il geniale assunto e poniamo l'ipotesi (fantascientifica, eh) di un politico indagato.
Beh, se l'indagine avvenisse a pochi mesi di distanza dalle elezioni, potremmo senza dubbio concludere che l'interesse dell'inquirente non è accertare la verità sui fatti, ma semplicemente colpire il partito di appartenenza dell'inquisito, per fargli perdere voti.

Ora.
In Italia, secondo la mia tessera elettorale, negli ultimi 12 anni si è votato almeno una volta l'anno. Quando è andata bene.

Chiedo perciò al Berlusca, a Cicchitto, a Rixi, a Castei, a Gasparri e a tutti quelli che usano questa simpatica locuzione...
Ditemi voi, per favore, QUAND'E' CHE UN'INDAGINE E' ABBASTANZA LONTANA DALLE ELEZIONI (ripeto, da qualsivoglia elezione, dalle politiche alle comunali) DA NON POTER ESSERE DEFINITA "A OROLOGERIA"?

No, dai, ditemelo.

6.4.12

LÀMPUS #2: ANEI

La Sardegna è famosa per le spiagge, per l'estate, per la Costa Smeralda e la fuffa televisiva che ci va a passare il tempo.
Ma il mare ce l'abbiamo anche d'inverno.
Resta con noi tutto l'anno anche se, come dice Ruggeri, il mare d'inverno è un concetto che la mente non considera.

La spiaggia qua sotto è quella di Torre dei Corsari/Pistis, a foto è di Patrizia Angei, la gonna è di Sara, le parole sono mie. Il titolo è Anei, che in campidanese significa sabbia, o sand per chi chiama dalla terra d'Albione.

cliccaci sopra per ingrandirla

3.4.12

101 metodi per sconfiggere il telemarketing #7

Dite che se il pesco fiorisce ad Aprile significa che fa già caldo da togliersi la pelle?
Come diceva il saggio, ai poster l'ardua sentenza.

#7 IL METODO BATTISTI

Ore 7.35. Sei ancora a casa, malgrado tu debba prendere un treno che parte alle sette e quaranta.
TRRRR TRRRR
- Pronto?
- Buongiorno signor Rapetti, sono Andrea della Telefraulein, la stiamo chiamando per un'offerta sul suo traffico telefonico...
- Ancora tu? Ma non dovevamo vederci più?
- ... che le permette un risparmio fino al 50% sulla bolletta telefonica
- E come stai? Domanda inutile.
- Ehm. È lei che si occupa dell'utenza telefonica?
- Sei ancora tu, purtroppo l'unica.
- La Telefraulein le offre di risparmiare in maniera decisa. Mica come i nostri concorrenti che
- Ancora tu, l'incorreggibileee
- E anche per l'Internet abbiamo delle incredibili novit...
- Ma lasciarti non è possibileeee... no, lasciarti non è possibileeee
- TUUU TUUU TUUU

26.3.12

LA PAROLA DELLA SETTIMANA #5 INDIA

Torno a scrivere dopo una settimana nella quale sono stato qui.
Voi scusare ritardo, please. Per farmi pardon, Vi dico qual è la parola della settimana passata. è

India.

Inutile nasconderlo. Nel mio vivido immaginario, il fascino misterioso dell'India è riassunto in una figura emblematica alquanto spielberghiana.
KALI MAAA - SHAK DIDEEE!

India, India. Come diceva il poeta, quante volte l'abbiamo vista sulla cartina e sottovalutata.
Ora non si può più. L'India non è più il capolinea di musici alla ricerca di se stessi o la patria del fido Kammamuri.
Ora quando parlano di tigre indiana, non si pensa più a Shere Khan, ma all'intraprendenza dell'economia asiatica.

In questi giorni l'India è tornata alla ribalta per questioni di politica estera. Due marinai italiani arrestati e accusati di omicidio, due turisti rapiti (di cui uno liberato).

Ma in verità, cosa sappiano dell'India?
Più o meno una mazza, meno.

I mass media non fanno nessuno sforzo per capirla, come insegnava Tiziano Terzani.
E allora, capirla tocca a noi. Perché fra pochi anni, il terzo mondo da compatire e guardare dall'alto in basso, cocchi, saremo noi.
E non avremo nessun Indiana Jones cui affidarci.
SHOOORTY!

15.3.12

101 metodi per sconfiggere il telemarketing #6


In questo periodo, la politica estera dello Stato Italico è un gran bordello.

E marò che non si riescono a rimpatriare, e blitz che non si riescono a programmare, e ostaggi che non si riescono a liberare.

Colpa della lingua.

L'idioma usato da Dante è sorpassato.
L'inglese lo sanno pochi fortunati, lo spagnolo gli erasmus, il francese le ex top model mogli di pezzi grossi bassottini.

Questa nostra scarsa propensione alle lingue straniere mi ha ispirato un metodo per evitare le scocciature della vendita via telefono.


#6 IL METODO DAN PETERSON

Ore 8, mercoledì mattina. Stai facendo la doccia.

TRRRRTRRRR TRRRRTRRRR
TRRRRTRRRR TRRRRTRRRR
TRRRRTRRRR TRRRRTRRRR
TRRRRTRRRR TRRRRTRRRR
TRRRRTRRRR TRRRRTRRRR
TRRRRTRRRR TRRRRTRRRR
TRR*Pronto?
- Buongiorno signor Puddu, sono Andrea della Telefraulein, la stiamo chiamando per un'offerta sulla sua linea telefonica che le permette...
- Oooooh ma' frend. Hau ddu iu du?
- Ehm. Non parlo con il signor Puddu?
- Yes, Fain tenx. Ai em veri veri eppi tu tolc tu iu.Uèrariùcamfrom?
- Ehm... Do-you-speak-italian?
- A litol bit, ma' der frend. Du iu spicchinglisc?
- TUUU TUUU TUUU

10.3.12

LA PAROLA DELLA SETTIMANA #4 OSTAGGIO

Ostaggio


Quand'erano piccoli, i miei genitori (o i genitori dei miei genitori) venivano costretti a rigare dritto con velate minacce, che di solito vertevano sulla possibilità di venire rapiti da un uomo nero (in Sardegna i più invocati sono Mommotti, Su Buginu e, dalle mie parti, Su Predi Sconcau, il prete senza testa).

Già ai miei tempi l'uomo nero era diventato più realistico, e i rapimenti venivano trasmessi in tivvù.
Il piccolo Augusto e il piccolo Farouk diventavano tuoi compagni di classe aggiunti.

Farouk prima del rapimento

Bambini ostaggi di
malviventi senza dignità, molto spesso sardi come me, che a incontrarli di notte anche Mommotti se la sarebbe fatta addosso.
Uomini dall'anima nerissima che non furono sconfitti da magie o sortilegi ma -udite udite- da una legge. Una legge impopolare, dolorosa, lesiva delle libertà personale ma, almeno per quanto riguarda i rapimenti di lungo periodo, funzionale.

Quella sul cosiddetto blocco dei beni.
Impossibilitati a pagare i riscatti richiesti, i parenti delle vittime potevano solo sperare nell'umanità (se presente) dei rapitori.

Il fatto è che in poco tempo, i rapimenti-fiume diminuirono fino quasi a sparire. Per usare una locuzione mutuata dall'economia, metterli in atto era diventato antieconomico, vista l'impossibilità a venire pagati.

Ma i rapitori non sono rimasti con le mani in mano. Si sono reinventati, mettendo in pratica un gran numero di sequestri lampo.
I sequestrati sono diventati ostaggi lampo. L'ultimo a Sassari, pochi giorni fa.

Ma all'estero.
All'estero non c'è il blocco dei beni. Esistono riscatti milionari, scambi con altri prigionieri. Per restare in ambito economico, esiste tutta una serie di esternalità positive legate al sequestro, che spinge ancora oggi a metterlo ancora in pratica.
Come ai tempi dell'Iliade.
Un crimine odioso, spesso definito 'da bestie', che le cosiddette bestie non si sono mai sognate di mettere in pratica. Avete mai sentito di un pastore tedesco che tiene in ostaggio un cincillà?
Rispondo io per voi: No.
Perché il rapimento è il crimine più umano (e assieme antiumano) che esista.

E quando leggo notizie beffardamente fasulle che parlano di ostaggi innocenti rilasciati, o di blitz falliti in maniera disastrosa che lasciano a terra gli ostaggi innocenti, crivellati da pallottole, mi viene da pensare a una cosa.

Che rivoglio Mommotti.

8.3.12

C'è un paese


C'è un paese pieno di gente furba che sa come vincere un appalto.

C'è un paese vuoto di bella gente andata via per un'opportunità.

C'è un paese che mortifica le idee.

C'è un paese che perdona solo se glielo dice un prete.

C'è un paese che il vero problema sono sempre gli altri problemi.

C'è un paese che elegge politici ciccionazi che latrano stronzate contro il volontariato.

C'è un grande paese piccolopiccolo che sogna di vincere il grandefratello.

E c'è un piccolo paese grandegrande, pieno di striscioni, che attende col cuore in gola il ritorno di una grande sorella.

Liberate Rossella Urru, prendetevi Borghezio.

6.3.12

101 metodi per sconfiggere il telemarketing #5


Ci sono giorni che passi praticamente 18 ore di seguito davanti a un computer.
Utilizzando i programmi più diversi, dal foglio di calcolo alla crac per photoshop (si scherza, eh, signor Adobe).

E capita, in quei giorni, che prima di andare a letto non ti ricordi nemmeno più come si parla.
E infatti non parli. Anche perché non sapresti con chi, visto che dormi da solo.

Ti fai capire a gesti.
Da chi? Ecco, lì sta il problema vero, dato che continui a essere solo.

Certo, per certi esseri umani perdere la favella sarebbe un gradino in avanti nella scala evolutiva, viste le minchiate che riescono a sparare da sapiens sapiens loquens.
Ma per te no.
Ecco perché il 5° metodo per resistere ai televenditori (senza ricorrere al torpiloquio o al cric della FordFiesta) è dedicata a chi del non favellare ha fatto arte comica.

#5 IL METODO HARPO MARX


Ore 15, sabato. Sei immerso nella siesta pomeridiana del weekend, un must.

TRRRR TRRRR
- Pronto?
- Buongiorno signor Bloch, sono Andrea della Telefraulein, la stiamo chiamando per un'offerta sul suo traffico telefonico.

- …

- Un'offerta veramente vantaggiosa, che le permette un risparmio anche del 50% rispetto alla sua ultima bolletta!

- … [Suono di trombetta]

- Ehm. Lei che tipo di chiamate fa? Brevi e numerose, lunghe e occasionali, o medie e sonfattimiei?

- … [Nota prolungata di armonica a bocca]

- Signor Bloch, ci dev'essere un'interferenza. Non la sento più. È ancora al telefono?

- … [Rumore di tornio]

- È caduta la linea? Signor Bloch? Signore?

- … [Barrito di elefante in amore]

- TUUU TUUU TUUU

2.3.12

LA PAROLA DELLA SETTIMANA #3 PECORELLA

Pecorella.

No, non lui.

Ecco, lui.

Il nuovo simbolo dell'idiozia, il martire della stupidità che provoca sfaceli.

Mi rivolgo direttamente a te.
Hai tante colpe, Marco Bruno.

La prima colpa è quella di aver fatto perdere buona parte del consenso popolare alla lotta di cui fai parte.

La seconda colpa è quella di aver fatto moltiplicare, in questi giorni, le citazioni ad minchiam.
Due su tutte.
1) Pasolini che parteggiava per i poliziotti/proletari versus studenti/borghesucci a Valle Giulia.
Ebbasta, dai. Non se ne può più. Di tutto Pasolini si citano SEMPRE e SOLO quelle parole.
Estrapolandole in maniera oscena dal contesto in cui furono scritte, tra l'altro.

[chissenestracatasbatte mode on]
La prima volta che seppi di quello scritto di Pasolini fu tantissimi anni fa, da un editoriale di Antonangelo Liori sull'Unione. Devo ancora avere quell'editoriale che ritagliai e misi da parte (il fatto che Internet a quei tempi fosse per me una chimera mi riduceva a CONSERVARE UN EDITORIALE DI LIORI, che io possa bruciare per questo motivo).
Anche lì, il PPP era citato a sproposito. Ma io mica lo sapevo.
[/chissenestracatasbatte mode off]

2) Tu che ti dici ispirato da Peppino Impastato.
Ho sentito bestemmie meno deprimenti. Barzellette meno astruse.
Ma io dico... come si fa? Come si fa a confondere a questo modo coraggio e codardia, provocazione e vigliaccata, acume e ottusità?

Ammetti di aver sbagliato, non aggiungere porcherie a porcherie. E tappati quella boccaccia inutile.

28.2.12

101 metodi per sconfiggere il telemarketing #4

Una persona nella vita ha bisogno di modelli ideali.
Di obiettivi nobili, cui tendere.
Di miti.
Quanti può cambiarne una persona normale nell'arco di un'esistenza?

Uno? due? Mille?
Personalmente non so rispondere, forse perché non sono proprio normale.
Il fatto è che dopo Paperoga, Tex Willer, Jake Blues e Biff l'amico d'infanzia di Gesù, da alcuni mesi ho un nuovo idolo.
Lui, Oscar.
Un nome che evoca spadaccine dall'identità sessuale problematica, o statuine vinte solitamente da Meryl Streep.

Ma anche un nome che dimostra come un look francamente inspiegabile possa diventare parte fondamentale del fascino di un uomo. Ma tipo che rimani davanti alla tv a dire 'Speriamo che questa mia incipiente calvizie peggiori: voglio avere anche io una barba così.'
Ma davvero.
Chissà se a Oscar gli chiamano a casa quelli di TeleTu, gli chiamano.


#4 IL METODO OSCAR GIANNINO

Ore 8.15, sabato mattina.
TRRRR TRR*- Pronto?
- Buongiorno signor Draghi, sono Andrea della Telecappio, la stiamo chiamando per un'offerta sulla sua linea telefonica. Probabilmente sa già che noi abbiamo ormai eliminato quel fastidioso balzello mensile che
- Il mercato azionario non è mai una scienza esatta. Purtroppo è guidato da elementi imprevedibili, siano esse azioni politiche o attività delle più importanti società di rating. Lei crede che la ricapitalizzazione dei grandi gruppi bancari possa avere un effetto positivo sull'andamento degli indici?
- Io... ehm... stavo per dirle che da oggi potrebbe risparmiare diverse decine di euro al mese e
- Eh no, caro mio! Non si può sperare che sia solo l'inasprimento della lotta all'evasione a portare immediatamente liquidità alle casse dello Stato. È ora di pensare a un generale abbassamento dell'imposizione fiscale. O, Lady Tatcher docet, a una pesantissima politica di privatizzazioni e una generale uscita dello stato dal mercato.
- Uhm. Già. Infatti, proprio per questo la Telecappio le propone questa nuova tariffa senza canone che
- Per non parlare del taglio alla spesa pubblica. Anzi, parliamone! Una voce di spesa abnorme, che si è costantemente moltiplicata negli anni, sotto lo sguardo compiaciuto di governi che hanno fatto di essa quasi una bandiera, fagocitando risorse e riducendo allo stesso tempo la qualità dei servizi e la responsabilità degli amministratori.
- Sì, infatti se mi lascia parlare, il mio lavoro prevede proprio che io le parli di
- Ah, il lavoro. Il lavoro. Il motore dell'economia. Che però urge di una modernizzazione, d'una ristrutturazione puntuale del sistema. Lei per caso è keynesiano? Taylorista? Fordista?
- Fordista? Io, ehm... io... ecco... la mia ragazza ha una Focus, io uso la Panda30 di mio padre e anzi ora che mi ci fa pensare dovrei anche fare il taglian
- Ecco, i giovani che si staccano troppo tardi dalla famiglia! È mai possibile, in una società che si muove a questi ritmi, una presenza così pervicace della famiglia? La società deve mettere i giovani nella condizione di uscire di casa, osare, migliorarsi. Non è d'accordo?
- TUUU TUUU TUUU

25.2.12

LA PAROLA DELLA SETTIMANA #2 FARFALLINA

Farfallina.

Per saperne di più, CLICCA QUI.

Da bambino (o almeno, da bambino degli anni '80), le prime nozioni riguardanti il sesso venivano impartite utilizzando parole precise, dotate di una certa qual dolcezza. Vezzeggiativi che tingevano di innocenza parti anatomiche e atti che l'onnipresente morale cattolica/puritana ha tinto di lubrica lascivia, di depravazione, di sporcizia.

Il pisellino. La patatina. Il fagiolino. La farfallina.
Quanta delicatezza, quanta grazia nello spiegare il sesso a noi bambini (o almeno, a noi bambini degli anni '80) con parole che suscitano gioia e tenerezza.
Che non sono altro, poi, che le componenti principali del sesso.

Poi si passa a oggi. Oggi che la parola farfallina viene citata da giornali e tg per tacere del vuoto pneumatico propagandato dalla tv, della carenza di spunti d'interesse, della mancanza di attenzione per la qualità della scrittura e della creatività.
Tanto che l'idea strepitosa non è far vincere il Festival della canzone italiana a un pezzo becero nel suo qualunquismo, ma farlo vincere a un tatuaggio.
A-un-tatuaggio!

Viva l'Italia!

22.2.12

101 metodi per sconfiggere il telemarketing #3


Lo ammetto.

Ho un rapporto conflittuale con il carnevale.
Da un lato lo adoro (e vivendo a San Gavino, patria campidanese della cartapesta, non potrebbe essere altrimenti) e da un lato mi irrora di malinconia.

Per fare un po' di psicanalisi da due soldi, un po' come nei salotti tv, credo dipenda dalla mia infanzia.
Che io ricordi, solo una volta ho scelto io da cosa vestirmi (da cowboy).
Negli anni precedenti mia mamma mi costringeva dentro costumi che mi piacevano un sacco o dentro costumi che odiavo.
Un costume che odiavo era quello di Paperino.
A vederlo oggi, devo dire che mia mamma si era superata. Il costume più figo tra quelli che prendono polvere nell'armadio.
Ma da preadolescente, indossarlo fu un trauma. Mentre i più fighi sfoggiavano strafottenti mise da acchiappafantasmi (quelli di Hanna & Barbera, con lo scimmione), io indossavo zampe palmate di gommina, un culone di gommapiuma bianca e un'improponibile calzamaglia arancione.

Mia mamma mi ammirava commossa mentre io morivo dentro, come Gianni Bella.

Non gliel'ho mai detto, ma io volevo vestirmi da Zorro.
Con la spada, la maschera, il cappello. E quell'elegantissimo mantello double-face, dentro lana merino per l'inverno, fuori cotone traforato per l'estate.

Proprio il nero eroe della California ha ispirato il metodo più carnascialesco per liberarvi dei televenditori senza fare la magra figura del'Alcalde Ramon, al cuore Ramòn.

#3 IL METODO DON DIEGO DE LA VEGA

Là sull'altura, quando brilla la luna.

TRRRR TRRRR TR*- Pronto?
- Buongiorno signor Garcia, sono Andrea della Telefraulein, la stiamo chiamando per un'offerta sulla sua linea telefonica. È lei che si occupa dell'utenza?
- Buio com'è, non c'è luna né stelle...
- La chiamo perché lei è ancora abbonato Telecappio, e quindi paga ancora il canone con le vecchie tariffe al minuto. Io invece le offro di non pagarlo più. Va bene?
- ... non lo vedi, ma là c'è Zorro.
- Mi sente? Lei può parlare in tutta Italia a costo zero e senza limiti, pagando solo un modico scatto alla risposta di 600 euro. Va bene?
- Nessuno mai mai l'ha visto negli occhi, ma il suo segno sì, lo conoscono tutti!
- Ehm. Forse è più interessato all'offerta ADSL? Abbiamo delle tariffe vantaggiosissime e una velocità di navigazione che le perm
- Zorro, Zorro, Zorro... la tua spada è giustizia sicura!
- Ehm, no, sono Andrea. Andrea, capisce?
- Zorro, Zorro, Zorro... a cavallo di notte colpisci!
- Della Telefraulein.
- Zorro, Zorro, Zorro... è la Z la firma che lasci!
- TUUU TUUU TUUU

20.2.12

LA PAROLA DELLA SETTIMANA (PASSATA)

Sfigato.

Dustin Diamond aka Samuel 'Screech' Powers, gran visir di tutti gli sfigati

On. Giorgio Clelio Stracquadanio, 17/12/2012: “Sono stufo di una retorica piagnona. Non esiste guadagnare 500 euro al mese. Ma chi li guadagna? Ma quali giovani precari! La media dei consumi di telefonia mobile, il telefonino cosa che hanno tutti nelle mani, vediamo che non basterebbero quelli. Chi guadagna 500 al mese è una minoranza ed è uno sfigato che non è stato capace”.


Puoi leggere dell'intervento QUI, o guardarlo QUI


L'on. Stracq

L'onorevole Stracquadanio dà dello sfigato a chi guadagna 500 euro al mese e per questo è stato subissato di critiche.

E fin qui. Io credo sia una tattica elettorale. Mettiti contro un insieme di persone: ti odieranno, certo, ma si sa... molti nemici, molto onore. E poi, soprattutto, tutti gli altri faranno comunella con te!

Magico Stracquadanio, un diavoletto biondo sei! Già mi immagino le orde di professionisti strapagati pronti a darti il loro voto per farti conquistare nuovi, insperati seggi.

E tutto grazie a questo accorgimento -lo dico? Lo dico!- geniale.

Mi permetto perciò di dare a te e ai tuoi innovativi spin doctor alcuni consigli. Alcune nuove, strepitose categorie da mortificare offendere e umiliare.

Che so, potresti iniziare coi tornitori.

O i tifosi della Rubentus

O chi ha una mamma.

Ricordati di me, quando sarai nuovamente in Parlamento. Ciao Stracq!

17.2.12

LÀMPUS: CENTU CONCAS

Ai fotografi ci invidio soprattutto una cosa, ci invidio.
Il tempismo.
Quel gusto raro di chi sa cogliere l'attimo esatto in cui un particolare soggetto è unico al mondo.

Io, che ho smesso di fare foto da quando ho finito l'ultimo rullino delle macchinette trovate in regalo nei detersivi (roba di un decennio fa almeno), questo tempismo non ce l'ho.

I miei scatti sono o banali o brutti o veramenteunagagara, una a scelta tra queste opzioni.

Per questo mi affido agli altri, per le foto.
Patrizia Angei è una futura ingegnera civile che, oltre a poterti progettare il Guggenheim, sa fare le foto. Ma bene, dico.
Perché lei ha quel tempismo di cui sopra. E in dote abbondante.
Tanto che è riuscita perfino a sconfiggere la mia abituale antifotogenia, e a scattarmi due o tre foto nelle quali sembro avere sembianze umane.

Tempo fa è nata l'idea di collaborare assieme per costruire un reportage un po' particolare sulla Sardegna.
Un reportage così riassumibile:
  1. Lei mi manda delle foto.
  2. Io cerco di indovinare dove le ha scattate.
  3. Non indovino.
  4. Mi soffermo comunque a guardarle.
  5. Cerco di descriverne la 'sardità'.
  6. Le pubblico sul blog.
Ecco la prima foto con relativo commento personale.

cliccaci sopra per ingrandirla

Mi dicono dalla regia che è stata scattata a SANLURI STATO.

Non so come vorrebbe chiamarla l'autrice, ma io 'sta foto la chiamerei 'Centu Concas' (cento teste), parafrasando un famoso modo di dire sardo.

14.2.12

101 metodi per sconfiggere il telemarketing #2


In questi giorni nelle sale è comparsa la versione 3D di STAR WARS: EPISODIO I - LA MINACCIA FANTASMA.
Non sono un integralista della 'prima trilogia', quella che -ancora digiuni dall'inglisc scolastico appreso in seguito- chiamavamo Guerre Stellari, e non ho urlato al sacrilegio dopo il film del 1997. Anche perché non l'ho mai visto. Mi sono letto il fumetto, in compenso.
Pogaridadi.

In onore di George Lucas, vero e proprio profeta della Jedi religion, vi presento il mio secondo metodo per sconfiggere le telefonate dei callcenteristi senza risultare volgari, offensivi o ministri Fornero.

#2 IL METODO SAGGIO YODA

Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana...

TRRRR TRRRR TR*- Pronto?
- Buongiorno signor Lucas, sono Andrea della Telefraulein, la stiamo chiamando per un'offerta sulla sua linea telefonica. È lei che si occupa dell'utenza?
- Un Jedi usa la Forza per conoscenza e difesa. Mai per attaccare.
- Uh. Potremmo parlare con chi si occupa dell'utenza telefonica?
- Il futuro di questo ragazzo nebuloso è.
- Mmm... signor Lucas, io la chiamo per una O-F-F-E-R-T-A. Offerta capisce?
- Illuminati noi siamo! Non questa materia grezza!
- Ma perché...
- No. No. Non c'è perché! Niente più ti insegnerò, io, oggi!
- Le permetterebbe di risparmiare fino al 40% sulla sua boll...
- Imparare a usare la Forza tu devi. La Forza! La FORZA!
- TUUU TUUU TUUU



7.2.12

101 metodi per sconfiggere il telemarketing


In questi giorni si fa un gran parlare di posto fisso.

Discussioni oziose.
Si sa, per i trentenni sardi l'unico posto fisso esistente è quello da telefonista in un call center.
Tele2, Infostrada, Sky Tre... uno dei pochi settori onnipresente nelle offerte di lavoro.
Ci sono passato anch'io, tre anni fa.
Devo dire che il lavoro non era male, se prendiamo come termine di paragone fare il mozzo in una nave schiavista del 700.

Una cosa che odiavo, allora, era essere fanculato dalle persone che contattavo. Li capisco, certo. L'avrei fatto anch'io. Ma lo odiavo.

Da allora, quando mi capita di rispondere alla chiamata di un call center (e capita, ooo se capita!) metto in pratica alcuni metodi. Mi permettono di non fare la figura del volgarone e riesco a far chiudere la comunicazione direttamente al malcapitato telefonista.

Ognuno si diverte come può.


#1 IL METODO JACQUES LE GOFF

Ore 12. 45. Fame da lupo. I cannelloni stanno uscendo dal forno.

TRRRR TRRRR TR*- Pronto?
- Buongiorno signora, sono Andrea della Telefraulein, la stiamo chiamando per un'offerta sulla sua linea telefonica che le permette...
- Nel giorno di Natale dell'anno domini 800, Carlo Magno si faceva incoronare dal Papa Leone III sul trono del Sacro Romano Impero.
- ...un risparmio fino al 50% sulla bolletta telefonica...
- Il suo regno garantì una relativa riorganizzazione dei territori dell'Impero, grazie a una razionale divisione di compiti, cui venivano investiti conti e autorità clericali, in uno sforzo sistematico di regolazione di un territorio immenso e ricco di problemi.
- Ehm. Anche per l'ADSL abbiamo una nuova promozione e...
- Durante il regno di Carlo Magno si ebbe una fioritura delle arti e persino una razionalizzazione del sistema giuridico che
- TUUU TUUU TUUU

Funziona. Garantito.

3.2.12

Si riparte


Da che parte si ricomincia?

Faccio finta che non sia passato tutto questo tempo?

Massì, dai.

Oggi riprende la vita di questo blog.
Con lentezza, seguendo i rallentati ritmi vitali del proprietario.
Ma riprende.

Era ora.